PRIMO SGUARDO AI TIPI DI OLIO MOTORE

OLIO MOTORE

L’olio è indispensabile per lubrificare le parti metalliche del motore, riduce l’attrito e l’usura che si verificano quando due superfici si muovono a contatto l’una con l’altra, tiene pulito il motore, contribuisce al raffreddamento e impedisce la corrosione.
Lubrificare significa interporre un film lubrificante tra due superfici in movimento al fine di sostituire all’attrito “secco” tra le superfici asciutte con l’attrito interno del fluido.

PRIMO SGUARDO AI TIPI DI OLIO MOTORE

Gli olii motore si dividono in :
– OLIO MINERALE: è prodotto dalla raffinazione del greggio (il petrolio appena estratto)
– OLIO SEMISINTETICO: è prodotto da una base di olio minerale, con l’aggiunta di additivi chimici
– OLIO SINTETICO: è prodotto interamente per via chimica

Inoltre gli olii si dividono in:
– UNIGRADO:  olio che mantiene un determinato indice di viscosità in un piccolo range di temperatura (oggi non più utilizzati in campo automobilistico), ad esempio gli olii SAE 20, SAE 30, ecc.., dove SAE è la sigla dello standard e il numero è l’indice di viscosità a 100°C
– MULTIGRADO: olio che mantiene dei determinati indici di viscosità in un ampio range di temperatura (i più usati oggi), ad esempio SAE 10W40, dove SAE è la sigla dello standard, il 10 rappresenta l’indice di viscosità a -18°C, W rappresenta la parola “winter” (inverno), e 40 l’indice di viscosità a 100°C

APPROFONDIMENTO SUI TIPI DI OLIO MOTORE

OLIO MINERALE: è l’olio “standard”, utilizzato da svariati decenni come lubrificante in vari tipi di motori. Contiene numerosi contaminanti, che dipendono da dove è stato estratto e dalla origine geologica. Non tutti questi contaminanti vengono eliminati con la raffinazione. Il prodotto finito contiene tracce di acidi, paraffine, metalli pesanti, nafta, benzene, composti di zolfo e di carbonio. Fino agli anni ’80 era il lubrificante più utilizzato in ambito automobilistico. Viene tuttora utilizzato, dato il basso costo, ma presenta notevoli inconvenienti. Essendo formato da molecole di diversa dimensione e forma, quando il motore si scalda le più piccole tendono ad evaporare, mentre le più grandi tendono ad ossidarsi creando depositi. Successivamente, a basse temperature, e in presenza di numerose accensioni a freddo e periodi di motore fermo, si possono creare dei depositi “fangosi”, che vanno a interferire con il passaggio dell’olio. Inoltre, a basse temperature, scendendo sotto zero, quest’olio tende a diventare troppo denso per poter scorrere nel modo più opportuno. E’ un olio, quindi, con molti limiti e che deve essere cambiato molto spesso.
Dalla metà degli anni ’80, per circa un decennio, vi è stata una rapida evoluzione degli olii motore, parallela allo sviluppo di motori più sofisticati, delle 16 valvole, ecc..
Fu il periodo d’oro dei semi-sintetici, in cui a una base dell’80-95% di olio minerale, si aggiungevano varii additivi chimici. Tuttora i semi-sintetici rappresentano il lubrificante più utilizzato, soprattutto per il vasto range di prezzi, dipendente dalle differenti percentuali di additivi chimici.
Gli olii con base minerale sono suddivisi in tre gruppi (Gruppo I, Gruppo II, Gruppo III), a seconda del tipo e della qualità della raffinazione. Addirittura gli olii del Gruppo III possono essere inseriti tra gli olii sintetici, dato il notevole cambiamento molecolare cha hanno subìto.

ADDITIVI CHIMICI: gli additivi chimici intervengono a modificare in meglio le caratteristiche negative degli olii minerali.
Additivi per migliorare l’indice di viscosità: sono dei polimeri che vanno a stabilizzare i valori di viscosità, dato che la viscosità dell’olio è in stretta relazione con la sua densità, che va a variare in modo sostanziale al variare della temperatura. Sono gli additivi più importanti, avendo permesso lo sviluppo degli olii multigrado, che sono degli olii che tendono a minimizzare le variazioni di viscosità al variare della temperatura, potendo essere quindi usati tutto l’anno e in quasi tutte le situazioni climatiche.
Detergenti e disperdenti: sono additivi che servono a neutralizzare e a disperdere gli acidi e le particelle solide derivanti dal processo di combustione, tenendo il motore pulito da questi depositi, che verranno eliminati al momento del cambio dell’olio o del filtro olio
Riduttori di attrito (o di frizione): sono molecole polarizzate e si attaccano alle superfici metalliche. Servono a migliorare la lubrificazione, e quindi a consumare meno carburante. Si oppongono all’usura delle parti e abbassano la viscosità dell’olio.
Fosfati di zinco: gli additivi più usati per decenni, per combattere l’usura, l’ossidazione e le alte pressioni. Si stanno ultimamente modificando, per via del tetto massimo di fosforo che viene permesso, dato l’utilizzo odierno dei catalizzatori.
Anti-ossidanti: molecole che reagiscono con l’ossigeno, opponendosi quindi alla ossidazione di altri elementi
Anti-ruggine e corrosione: additivi che, aderendo alle superfici metalliche, si oppongono all’attacco di acidi, acqua e ossigeno.
Riduttori del punto di scorrimento: il punto di scorrimento è un fenomeno in cui, a basse temperature, si formano dei cristalli di cera dai residui di paraffina presenti. Questo additivo allontana il punto di scorrimento dal range di utilizzo dell’olio.
Anti-schiuma: additivi spesso siliconici, le cui molecole vanno a prevenire la formazione di schiuma (dovuta all’ingresso di aria nel circuito lubrificante) o comunque a eliminare velocemente la eventuale schiuma che si produce.
Olio diluente: serve a uniformare il prodotto finito (tra la base e gli additivi), per un migliore lavoro della pompa dell’olio.

OLIO SINTETICO: è l’olio prodotto totalmente per via chimica. Inventato nella metà degli anni ’60 dalla Mobil e utilizzato inizialmente sui jet. Negli anni successivi fino ai primi anni ’70, due compagnie, la Mobil e la Amsoil, cominciarono a studiare l’utilizzo di questo olio per il campo automobilistico. Il primo olio totalmente sintetico per auto venne messo sul mercato dalla Amsoil nel 1972 e dalla Mobil nel 1975. Furono le uniche per quasi due decenni, quando le altre compagnie si lanciarono nel mercato con i semisintetici e i sintetici.
Tuttavia vengono definiti sintetici anche gli olii minerali del Gruppo III (Mobil 1, Castrol Formula RS, ecc..)
L’olio sintetico è destinato a rimpiazzare l’olio a base minerale nel campo automobilistico, in quanto le ricerche e gli investimenti delle compagnie, al giorno d’oggi, sono volte al perfezionamento di questo tipo di olio, e già varie case costruttrici di automobili consigliano nei loro manuali l’utilizzo di un olio sintetico, scartando quello a base minerale.
L’olio sintetico contiene molecole uniformate, e non ha gli agenti inquinanti dell’olio minerale. Ha un maggiore potere di abbassamento della temperatura del motore, ha un migliore comportamento nelle partenze a freddo, evapora di meno, si ossida di meno, si oppone maggiormente all’usura del motore, ha un maggior potere lubrificante, aiuta a consumare meno benzina e genericamente aumenta le prestazioni del motore. Ha lo svantaggio di un prezzo di mercato molto alto. Gli altri svantaggi, inventati soprattutto dalle compagnie concorrenti, sono stati tutti annientati da numerosi test in laboratorio e sul campo, utilizzando svariati tipi di veicoli, svariate percorrenze, ecc… L’unico svantaggio che rimane “latente”, e mi sento di confermarlo, è la sollecitazione alle vecchie guarnizioni, con conseguente trasudamento di olio. Non significa che rovina le guarnizioni, ma piuttosto che la forma molecolare più piccola riesce a riempire lentamente le parti di guarnizione rovinate (guarnizioni vecchie), fino a risultare in una specie di leggera trasudazione lungo quei punti.

CARATTERISTICHE DELL’OLIO MOTORE

Le caratteristiche dell’olio motore sono riassunte in varie sigle sulla confezione.
La principale è la viscosità.

LA VISCOSITA’

La viscosità è la resistenza allo scorrimento.

 In un liquido, e quindi nell’olio, diminuisce all’aumentare della temperatura. Quindi a temperature alte l’olio diventa meno denso e meno viscoso (scorre più velocemente), mentre a temperature basse l’olio è più denso e tende a essere meno lubrificante (scorre più lentamente). Nella terminologia comune si tende ad usare i termini “spesso” e “sottile”: “spesso” è un olio più denso e viscoso, che scorre meno; “sottile” è un olio meno denso e meno viscoso, che scorre di più.

L’indice della viscosità dell’olio è stato per decenni l’unico ed essenziale parametro per distinguere un olio motore da un altro, e fu classificato nel 1911 dalla SAE con lo standard J300 (modificato negli anni). E’ quella sigla che maggiormente guardiamo in un olio, ad esempio SAE 10W40, SAE 30, ecc… Vediamo come funziona.
La prima cosa da dire è che i numerini rappresentano un “indice di viscosità” e non la “misura della viscosità” in quanto, come detto prima, l’olio cambia la propria viscosità in relazione alla temperatura (e anche in relazione alla pressione).

Per questo motivo, si prendono in considerazione due misurazioni: la viscosità assoluta e la viscosità cinematica.

La viscosità assoluta si misura in Poise o centiPoise (dal fisico Jean Louis Poiseuille, che per primo la studiò nel 1843) utilizzando un viscosimetro rotante, e serve per definire l’indice a bassa temperatura, ad esempio il 10W della sigla SAE 10W40, alla temperatura di -18°C

La viscosità cinematica (viscosità assoluta in relazione alla densità) si misura in centiStokes, utilizzando un normale viscosimetro e misurando il tempo di scivolamentodell’olio a 100°C in un tubicino di lunghezza predefinita. Da qui si determina, ad esempio il numero 40 della sigla SAE 10W40.

Nonostante ciò, questi indici sono solo approssimativi, in quanto, secondo la tabella SAE (l’ultima è stata modificata nel 1997), ad esempio un olio che misura 9,5 centiStokes a 100°C viene indicato SAE 30, ma anche un olio che misura 12 centiStokes a 100°C viene indicato SAE 30, ed ha il 25% di viscosità in più…

Nella tabella SAE attuale il minimo indice è lo 0W, mentre il massimo è il 60 (attenzione a non confonderli con gli indici degli olii per trasmissione, che hanno uno standard differente). Quindi l’olio teorico perfetto secondo questa tabella sarebbe un SAE 0W60. L’unico olio ad avere questa caratteristica è il SynLube prodotto per la NASA e costa 90 dollari al litro. Ma attenzione, è un olio che forse va bene per un astronave, ma non può essere “digerito” dai nostri motori attuali.

Ultimamente la SAE ha introdotto un ulteriore test per la verifica degli olii a freddo, cosicchè i 10W vengono testati a -25°C, i 5W a -30°C e i 0W a -35°C.
Ecco le ultime tabelle SAE:

Abbiamo quindi visto il significato di queste prime sigle SAE, usate per tanti anni. Da qui possiamo fare le prime deduzioni:

a freddo l’olio tende a solidificarsi (come un gel, a temperature inferiori ai -40°C), smettendo di scorrere e quindi di lubrificare (“punto di scorrimento”), quindi gli additivi andranno ad abbassare la viscosità e allontanare il punto di scorrimento. Un olio 10W è quindi migliore rispetto a un 20W, e un 5W è un olio migliore rispetto a un 10W. Più il numero è basso, migliore è il comportamento alle bassissime temperature. L’olio 0W ha la stessa viscosità di un 5W a -18°C, ma ha un additivo che abbassa il punto di scorrimento a -46°C.

A caldo l’olio tende ad avere un comportamento simile all’acqua (oltre i 300°C), scorrendo troppo velocemente e quindi non lubrificando. Gli additivi andranno ad aumentare la viscosità. In questo caso se il numero è più alto abbiamo un olio che continua a lubrificare bene alle altissime temperature.
Possiamo quindi immaginare l’”olio ideale” come l’olio che mantiene inalterato un ottimale range di lubrificazione indipendentemente dalle grandi variazioni di temperatura.

Gli errori più comuni che si fanno leggendo le sigle SAE sono i seguenti:

è sbagliato mettere in relazione i due indici, dato che a prima vista sembrerebbe una maggiore viscosità a caldo rispetto che a freddo (dato il numero più alto). In realtà l’olio è ovviamente più denso e viscoso quando è freddo. I due indici si riferiscono a due misurazioni differenti e a due unità di misura differenti, e sono unicamente un “incasellamento” di queste misurazioni

è sbagliato confondere i numeri con le temperature esterne, che non c’entrano assolutamente niente. Un buon olio 10W40 sintetico ha un range di utilizzo da -30 a oltre 200°C

Molti errori sono stati causati da una interpretazione assoluta di tabelle che sono solo approssimative per aiutare gli utenti nella scelta dell’olio. Eccone una:

Da questa tabella è facile mettere in numeri in relazione alla temperatura, benchè sia un modo poco corretto di vedere la questione. Ma tabelle come queste possono però dare una prima idea all’utente.

Una tabella più veritiera è invece la seguente:

Come si può notare si prende in considerazione maggiormente l’utilizzo a freddo, in quanto i nostri climi possono scendere al di sotto dei -18°C.

Come guardare la viscosità per l’olio delle nostre motociclette:
indice a freddo: il 10W va benissimo per ogni condizione. Scegliere un 5W se si viaggia in inverno in Canada o in Scandinavia.
Indice a caldo: il 40 va bene per ogni condizione. Olii più densi non sono consigliati per moto con tolleranze di accoppiamento bassissime (la maggior parte delle giapponesi). Più che altro scegliere un 50 se si ha una moto con una cilindrata grossa che lavora a bassi giri (viaggio estivo in Africa), o una cilindrata media con alta potenza che lavora ad alti giri (tipo in pista). La densità di un 50 toglie potenza al motore rispetto a un 40, avvertibile quindi soprattutto dalle moto con modesta cilindrata e potenza.

DIFFERENZE TRA UN 10W40 SINTETICO E UN 10W40 MINERALE

Apparentemente due olii con gli stessi indici di viscosità sembrano uguali, ma ci sono altre caratteristiche nell’olio. Cominciamo a vedere questa tabella della Amsoil, riguardante altri parametri di confronto:

L’INDICE DI QUALITA’ API

L’API (American Petroleum Institute) è un altro ente che stabilisce standard. E’ in attività dai primi anni ’20 e da allora detiene centinaia di standard riguardanti i prodotti di derivazione petrolifera.

Negli anni ’90 non era più sufficiente il solo standard SAE per definire un olio motore, cosicchè numerose case automobilistiche spinsero all’adozione di un nuovo standard, che verificasse la qualità totale dell’olio motore.

Fu così che l’API lanciò nel 1993 il suo standard API 1509, e il marchio di qualità sull’olio motore.
I test che vengono fatti agli olii vanno a determinare caratteristiche fisiche, chimiche e di performance. Ci sono controlli a 100°C e a freddo, test di pompabilità, evaporazione, schiumosità, solidificazione, punto di accensione, ossidazione, deposito, usura, ecc…
Ultimamente si sono aggiunti severi controlli sul contenuto di zolfo, zinco e fosforo.

Il marchio di qualità API per l’olio motore è il seguente:

Le sigle API sono formate da una prima lettera, che indica il campo di applicazione: lettera “S” per l’uso di “Servizio”, rientrano in questa lettera i motori a benzina
Lettera “C” per l’uso “Commerciale”, rientrano in questa lettera i motori diesel.
Di seguito possiamo trovare un’altra lettera oppure una lettera e dei numeri. Prendiamo ad esempio solo i motori a benzina. Le sigle che troviamo sono le seguenti: SA, SB, SC, SD, SE, SF, SG, SH, SJ, SL, SM. Maggiore è la seconda lettera, migliore è la qualità dell’olio. Sono parametri che si sono sviluppati nel corso degli anni, l’ultimo uscito è l’SM, con data novembre 2004.
Teniamo presente che oggi la API prende in considerazione solo le sigle SJ,SL,SM. Le precedenti sono ritenute obsolete, in quanto fino al SG agli olii era consentito mantenere zinco e fosforo.
Per questo motivo la API non prese più in considerazione, dal modello SJ, i parametri riguardanti le frizioni in bagno d’olio (olio per la maggior parte delle motociclette), e quindi nelle motociclette rimane consigliato l’utilizzo “massimo” di un olio con sigla API SG, dando il compito della verifica ad un altro standard che vedremo tra poco.
Ciò non significa che olii più qualitativi non vanno bene per le moto, ma solo che l’API definisce questi olii “ad uso automobilistico”, avendo eliminato i controlli per le frizioni in bagno d’olio.

PROBLEMATICHE SUGLI STANDARD

A metà degli anni ’90 alcune case automobilistiche europee definirono lo standard API non compatibile con le loro esigenze di catalogazione, cosicchè diedero vita ad altri standard, il principale dei quali è l’ACEA, e addirittura degli standard proprietari, come fa tuttora la VolksWagen con il proprio standard VW.
STANDARD JASO
Venendo meno il controllo sulle frizioni in bagno d’olio da parte dell’API, le case produttrici di olio motore adottarono anche lo standard giapponese JASO (Japanese Automotive Standard Organization).
E’ lo standard che interessa le nostre motociclette, in quanto la sigla JASO MA (o MA2) identificano un olio adatto a frizioni in bagno d’olio, mentre non va bene un olio con la sigla JASO MB.

OLIO DI LAVAGGIO

Sono degli olii speciali, molto “sottili”, tipicamente con sigla SAE 0W20. Ovviamente, data la consistenza “acquosa” di questi olii, il nostro motore non durerebbe a lungo con un olio del genere, dato che non lubrifica più appena si scalda. Sono usati però in qualche veicolo ibrido.
Si possono però utilizzare come “olii di lavaggio”, per pulire il motore, oppure per passare a un sintetico.
Si può utilizzare nel seguente modo: durante il normale cambio olio, svuotare l’olio esausto ma lasciare il vecchio filtro olio; immettere l’olio di lavaggio nel motore, e far girare al minimo il motore per una ventina di minuti, dopodichè svuotare questo olio e togliere il vecchio filtro olio. Mettere il nuovo giusto olio e il nuovo filtro olio.

OLIO PER MOTOCICLETTE

Per le moto è opportuno usare olii dedicati, vediamo le principali differenze con gli olii per automobili.

Giri motore: le moto operano normalmente ad un numero di giri più elevato rispetto alle automobili. Questo significa un maggiore stress per il motore e necessita quindi di un olio in grado di resistere maggiormente all’usura e alle forze di carico. Inoltre, un maggior numero di giri/motore aumenta la possibilità  di formazioni schiumose, che riducono il passaggio dell’olio e accelerano l’ossidazione

Compressione: i motori delle moto tendono ad avere una compressione maggiore rispetto a quelli delle automobili. Anche questo siginifica un maggiore stress, e inoltre un maggiore sforzo termico per l’olio, che tenderà ad abbreviare la propria vita ed incrementare i depositi.

Potenza relativa: le moto hanno in genere delle potenze (in rapporto alle cilindrate) maggiori rispetto alle automobili. Quindi ci sarà anche in questo caso un maggiore stress termico per l’olio.

Raffredamenti: a differenza dalle auto, che hanno sistemi di raffreddamento per il motore, molte moto sono raffreddate ad aria. Questo significa grandi e continue variazioni termiche, soprattutto nell’uso in città, con i frequenti “stop and go”. Lo stress per l’olio, in questo caso, è un maggior pericolo di ossidazione, di perdita di densità e di riduzione della propria capacità di carico.

Lubrificazione multipla: nelle automobili l’olio motore serve a lubrificare solo il motore. Invece, nella maggior parte delle moto, l’olio motore deve lubrificare sia il motore che la frizione. Significa che l’olio dovrà soddisfare i parametri di lubrificazione per entrambi.

Inattività: le moto sono generalmente usate meno delle automobili, e spesso passano dei periodi di inattività.  Questo significa che l’olio dovrà assolutamente rispettare i parametri contro la corrosione dovuta alla ruggine e agli acidi di deposito.

QUALE OLIO SCEGLIERE PER LA DRAG STAR 650

Dopo tutte queste verifiche sugli olii motore, sulle caratteristiche e sulle sigle, come si sceglie un olio motore per la nostra Drag Star 650?

I punti principali da tenere in considerazione sono i seguenti:

– Riferirsi sempre e comunque al manuale di manutenzione della propria motocicletta

– Tenere in considerazione che un olio ottimale rimane il 10W40. Piuttosto che provare differenti viscosità, conviene provare differenti marche, dato che i parametri reali di viscosità sono piuttosto differenti, come abbiamo visto.

– Andare su un grado 5W in previsione di un viaggio invernale in Scandinavia.

– Controllare che l’olio sia adatto a frizioni in bagno d’olio (quindi che sia specifico per moto), sigla JASO MA/MA2

– Evitare olii specifici per moto da corsa.

– Non mettere più olio di quanto richiesto nel manuale (se si mette meno olio non succede niente, se si mette più olio può essere grave)

– Si può provare un 10W50 o un 15W50 (meglio sintetici) in periodi estivi, magari nel caso in cui il cambio fosse diventato un po’ rumoroso a caldo, per vari motivi, non ultima l’usura. Tenete presente, però, una lieve perdita di prestazioni, e un maggior riscaldamento del motore.

E’ sempre meglio rispettare l’intervallo di cambio d’olio e avere quindi un olio sempre in buone condizioni, piuttosto che spendere più soldi per olii molto costosi e farci troppi chilometri. L’olio va cambiato ogni 6.000 km (oppure ogni 6 mesi, se non fate 6.000 km), e con esso è sempre meglio cambiare anche il filtro dell’olio.

Durante i viaggi, quando il motore lavora per molti giorni ad alti giri e per molte ore consecutive ad alte temperature, tenete in considerazione un consumo d’olio maggiore rispetto ad un utilizzo normale. Secondo i miei calcoli, con la moto ben manutenzionata, durante un viaggio si può considerare un consumo massimo di 100 grammi ogni 1.000 chilometri (dati relativi al viaggio transahariano con un 15W50 semi sintetico), quindi regolatevi di conseguenza. Invece, da quando uso l’olio sintetico Bardahl XTC60 i consumi si sono notevolmente ridotti. Dai miei dati relativi al viaggio al Circolo Polare Artico è risultato addirittura un consumo di 20 grammi per 1000 km. Infatti, cambiando l’olio dopo 12.000 km, ne mancavano solo 0.6 litri.

Prima di un viaggio è buona cosa sostituire l’olio, se quello vecchio ha già troppi chilometri o troppi mesi sulle spalle.

Se il viaggio è tra i 6.000 e i 10.000 km, considerate che dovrete rabboccare al massimo un litro d’olio, quindi prevedete un posto dove comprarlo, oppure portatevelo dietro. Al ritorno è d’obbligo cambio olio e filtro olio.
Se il viaggio supera i 10.000 km, considerate una sosta per cambio olio durante il viaggio.

RIASSUNTO

– Rispettare l’intervallo di cambio olio previsto dal manuale (6.000 km o 6 mesi)
– Controllare che l’olio sia specifico per motociclette (frizione in bagno d’olio)
– Va benissimo un olio semi-sintetico 10W40
– Spendendo un po’ di più, si può andare su un sintetico 10W40
– Una buona alternativa estiva è il 10W50, meglio sintetico

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